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Scritto da Administrator | ||||||||||||||||||||||||
Martedì 30 Marzo 2010 21:43 | ||||||||||||||||||||||||
IL RACCONTO DELLA CREAZIONE NEL SUO CONTESTO STORICO Il testo di Gen 1 (lo chiameremo d’ora in poi così, per semplicità, anche se il primo racconto della creazione finisce in realtà in 2,4a) è normalmente attribuito all’opera dei sacerdoti ebrei al tempo dell’esilio babilonese. Gli Ebrei, esiliati a Babilonia, cominciano a porsi molte domande: il nostro Dio è ancora capace di salvarci? Forse gli dei di Babilonia sono più potenti del Signore Dio d’Israele? Abbiamo ancora qualche speranza? E, più radicalmente, chi siamo noi? Da dove veniamo? Chi ha creato il mondo sul quale ci troviamo a vivere? A Babilonia gli Ebrei erano venuti a contatto con le tradizioni religiose di quel popolo e soprattutto del poema di Enuma Elish che raccontava le origini del mondo come il risultato di una lotta tra le divinità maschile e femminile. I sacerdoti ebrei sentono di dover rispondere a questa tradizione religiosa e a questa visione del mondo e creano il racconto nel quale il Dio di Israele agisce da solo e non ha bisogno di combattere contro nessuno per creare il mondo. Così l’uomo viene creato come essere libero e non come schiavo degli dei. Tuttavia gli autori biblici usano lo stesso linguaggio e le stesse immagini di quei racconto mitici che stanno criticando. In questo modo Gen 1 è la prima risposta alle domande che gli ebrei del tempo si ponevano: Gen 1, inserito in un contesto di un popolo oppresso e disperato, diviene una grande sinfonia di gioia e di speranza, la lode a un Dio che è capace di salvare, perché è lo stesso che ha creato il mondo. la sua parola è sempre efficace, perché è la parola che sta alle origini della creazione. Dio ha un progetto positivo sul mondo e sull’uomo, perciò anche per gli esuli esiste una speranza. 1. IL PROLOGO (Gen 1,1-25) Il primo versetto della Genesi costituisce un vero e proprio titolo per tutto il racconto che segue. “In principio”: il testo non si interroga su ciò che esisteva alle origini del mondo; si limita ad affermare che, all’inizio sia del tempo che del mondo, c’è Dio. “Dio creò”: il verbo ebraico ‘bara’ che qui è tradotto con ‘creare’ ha una caratteristica importante; nella bibbia ebraica questo verbo viene sempre utilizzato con Dio come soggetto; solo lui, infatti, è capace di creare. Con questo verbo, inoltre, si indica sempre una novità: la creazione è una realtà nuova che solo Dio è capace di mettere in atto. “Il cielo e la terra”: cioè l’intero universo. il secondo versetto sorprende il lettore moderno; agli ebrei del tempo, infatti, non era familiare la nostra idea di una creazione fatta dal nulla; la prima volta che nella Bibbia appare tale concezione sarà soltanto nel testo di 2Mac 7,28, che risale alla fine del II sec. a.c. Secondo la tradizione qui riportata, invece, alle origini del mondo vi è una situazione di caos che Dio mette in ordine: vi è una terra vuota e deserta, vi sono, soprattutto, le tenebre. La creazione esce dunque da un caos disordinato sul quale, però, Dio agisce. 2. DAL PRIMO AL TERZO GIORNO (Gen 1,3-13) Il primo atto della creazione è la luce, che viene separata dalle tenebre. Senza la luce il giorno e la notte non sono possibili; non dimentichiamo che per il mondo del tempo, il sole e la luna sono considerate soltanto come lampade che brillano di luce riflessa. Potremmo dire, così, che la prima opera della creazione è il tempo, la storia, nella quale scorrerà poi la vita del mondo e dell’uomo. “e Dio vide che era cosa buona e bella”. Quest’ultima frase è per noi particolarmente importante: il testo ebraico dice infatti “tôb”: questa parola ebraica può significare allo stesso tempo sia “buono” sia “bello”. La creazione appare così come realtà da ammirare non solo per la sua bontà, ma anche per la sua bellezza. Il ritornello, ripetuto per cinque volte nel racconto di Gen 1 (E Dio vide…), ci porta ad ascoltare questo testo come un grande inno rivolto a Dio per la bellezza delle sue opere e per la bontà sostanziale del mondo (contro ogni visione pessimistica e negativa della realtà). Gen 1 invita gli uomini a contemplare il creato con uno sguardo di ammirazione e di lode, con lo stupore di chi riconosce qualcosa di meraviglioso che gli è stato donato. Si leggano insieme al testo di Gen 1 altri passi biblici che possono aiutare a vivere questo atteggiamento: Sal 19, 2-4; Sal 104; Sap 13, 1-9; Rom 1,20. In questi due ultimi passi è chiaro come la bellezza della creazione sia una via per arrivare alla contemplazione e alla scoperta di Dio. Nel secondo giorno della creazione avviene un nuovo atto di separazione; il firmamento è immaginato come una volta celeste a forma di cupola che serve a separare le acque del cielo da quelle dell’oceano e preservare così la terra dall’essere sommersa. Separando la luce dalle tenebre e le acque dalla terra, Dio ordina il caos primordiale e compie così un primo atto di liberazione: il creato è preservato dalla distruzione e, per opera di Dio, è chiamato ad affacciarsi alla vita. Le tenebre, tuttavia, continuano ad esistere, né si dice che esse siano ‘buone’; il mondo conserva la possibilità di ritornare nel caos dal quale è uscito. Nel terzo giorno, un’ulteriore opera di separazione, il limite imposto al mare, perché non invada la terraferma. Il mare è sentito dagli ebrei come una potenza ostile e il fatto che Dio lo controlli è un altro segno del suo amore per gli uomini (si legga il testo di Gb 38,8-11). In questo modo il terreno può produrre le piante; si noti come i vv. 11-12 non dicano che Dio ha creato direttamente le piante, ma che la terra ha in sé il potere di farlo; le realtà terrene godono, infatti, dell’autonomia che lo stesso creatore ha dato loro. 3. DAL QUARTO ALL’INIZIO DEL SESTO GIORNO (Gen 1 14,25) Nel quarto giorno Dio crea gli ornamenti per le realtà già formate; così nel firmamento vengono collocati gli astri, sole, luna e stelle, che, tuttavia, non sono qui chiamati per nome. Il testo, infatti, risente della polemica del tempo con i culti astrali: sole e luna, che per molti popoli vicini erano divinità da adorare, qui sono ridotte al rango di pure e semplici lampade che brillano di luce riflessa; la luce, infatti, è stata creata il primo giorno indipendentemente dagli astri. Il testo genesiaco ci ricorda come la funzione degli astri non sia soltanto quella di far luce, ma anche di governare o regolare i tempi e le stagioni. La posizione degli astri, infatti, determina il ciclo liturgico ebraico. Al ritmo degli astri creati da Dio è così legata la possibilità del culto reso a lui: è come se il culto e la preghiera fossero già stati previsti da Dio al momento stesso della creazione. Nella creazione dei primi viventi (quinto giorno) i pesci e gli uccelli, appare per la prima volta il verbo ‘benedire’ che ricorrerà altre due volte nel testo; la vita nasce così sotto il segno del favore divino. Tutti gli animali, compresi quelli terrestri creati all’alba del sesto giorno, fanno parte di un progetto divino sul mondo. Notiamo la presenza dei ‘mostri marini’, quegli animali mitologici della cui esistenza il mondo antico non dubitava affatto, ma anche qui sono ridotti al rango di semplici creature. PER APPROFONDIRE L'idea della benedizione è molto importante nella Scrittura e nella vita di ogni ebreo. La benedizione non è un gesto magico, ma è una parola efficace che stabilisce una corrente di vita tra chi benedice e chi è benedetto. Cosi Dio benedice la terra e l'intera creazione (Gen 1) e poi benedice Abramo (Gen 12,1-3); la benedizione diviene in tal modo una delle chiavi per capire l'intera storia dell'umanità e d'Israele. Segnata dalla benedizione divina, tale storia si sviluppa sotto la luce della vita che Dio concede al mondo e al suo popolo. Nella Scrittura, non solo Dio benedice l'uomo, ma anche l'uomo può benedire Dio, come avviene spesso nei Salmi (Sal 103,1-5) e ancora, più volte, nel Nuovo Testamento; la maggior parte delle preghiere ebraiche iniziano con una benedizione rivolta a Dio. La benedizione data dall'uomo a Dio è il segno che l'uomo riconosce come tutto viene dal Signore; benedire Dio, da parte dell'uomo, significa comprendere che la nostra stessa vita è donata da lui e da lui dipende. Infine, dobbiamo ricordare come l'uomo è in grado benedire altri uomini in nome di Dio (ad esempio il padre può benedire i figli, il sacerdote può benedire i fedeli riuniti nel tempio), ponendoli cosi in contatto con il Signore. PER RIFLETTERE INSIEME
Cfr. anche Catechismo degli Adulti La verità vi farà liberi ai numeri: PER LA PREGHIERA Salmo 148
“Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto, perchè Dio stesso lo ha manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,19-20). |
E' utile sapere ...
Orari SS. Messe Feriale: ore 18.00 (17.30 S. Rosario 18.30 Vespri) Festive: sabato ore 18.00 (ore 17.00 a S. Salvatore) domenica ore 09.00 11.00 18.00 (ore 10.00 a S. Salvatore) Sacramento della Riconciliazione Tutti i giorni prima e dopo la celebrazione della S. Messa. Celebrazione del S. Battesimo In questo periodo di Covid-19 i genitori possono concordare con il Parroco la data più opportuna Catechesi per i ragazzi Venerdì pomeriggio - I e II media Domenica alle ore 9.45 per II-III-IV-V elementare Catechesi per III media sabato ore 19.00 (appuntamento quindicinale) Catechesi per giovani venerdì ore 18.45 (appuntamento quindicinale) Catechesi per adulti giovedì ore 18.30 Gruppi famiglia Appuntamento mensile domenicale per uno scambio di esperienze in un cammino comunitario. Laboratorio parrocchiale Cucito e ricamo anche su ordinazione: in oratorio ogni mercoledì dalle 15 alle 18 Visita degli ammalati L'Arciprete è disponibile ad incontrare almeno mensilmente gli infermi e gli anziani della comunità. Segnalare il proprio nominativo.
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