Lasciarsi fare…

altUn nuovo anno pastorale, una nuova tappa di cammino comunitario che, secondo la “tabella di marcia” in preparazione al primo centenario dell’incoronazione di Nostra Signora, ci suggerirà di tenere davanti agli occhi come quadro evangelico di riferimento il mistero della Presentazione di Gesù al tempio. Nel titolo biblico “Non hai gradito sacrifici e offerte… vengo per fare la tua volontà” (Eb 10,6-7), una parola posta sulle labbra di Cristo nel momento dell’incarnazione, l’ora del suo offrirsi al Padre per la nostra salvezza, abbiamo individuato il primo ed essenziale senso del culto cristiano.

Sarà questo “fil rouge” a tessere le proposte e le attività dei prossimi mesi. Abbiamo infatti la necessità di riscoprire il significato di tanti gesti e parole che, forse, ripetiamo con troppa leggerezza nella preghiera personale e nelle celebrazioni liturgiche, senza che incidano in modo autentico la nostra vita pratica.
Il Concilio Vaticano II aveva rimarcato la necessità di promuovere un’attiva partecipazione (“actuosa participatio”) da parte di tutti i fedeli ai santi riti. Si è trattato certo di un termine frainteso, in quanto si è maldestramente immaginato che per essere “attivi” nella liturgia della Chiesa fosse sufficiente agitare la massa in modo che ciascuno potesse esprimersi secondo i propri presunti “carismi”, imponendo oltretutto magari agli altri – come spesso succede – i suoi gusti e le sue esigenze (dalla musica “beat” alle mille stravaganti attrazioni per ottenere l’attenzione di piccoli e grandi). Con quale risultato?

Si dimentica spesso che nella preghiera e nella liturgia la Chiesa è anzitutto “passiva”, è chiamata a “lasciarsi fare” dal suo Signore. Egli, infatti, nei diversi sacramenti continua a passare in mezzo a noi, a prolungare la sua incarnazione nella storia. L’attiva partecipazione è allora prima di tutto il permettere al Signore Gesù di raggiungerci, di intercettare le nostre situazioni concrete di vita per fecondarle con i doni della sua grazia, così da aprirci a una quotidiana conversione. Gesù si sente più onorato da Maria per la sua disponibilità all’ascolto che dall’agitarsi di Marta in mille faccende per la buona riuscita della cena da lei imbandita. L’abbandono da parte delle generazioni più giovani delle nostre liturgie è dovuto alla mancanza di “appeal”, di elementi stuzzicanti, o a certo nostro eccessivo protagonismo in parole ed opere che impedisce di intravedere la presenza dell’Amico ed accogliere il Signore?