Omelia del card. Coppa

Carissimi fedeli,

1. Sono molto lieto di essere a Como, nella vostra storica città ricca di chiese e monumenti notevoli, che si adagia sul lago stupendo, con i suoi “monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo”, immortalati dal capolavoro del Manzoni. Ma molto più sono lieto di trovarmi in questa antichissima Basilica parrocchiale di S.Giorgio, che dal secolo XIX è strettamente unita al culto di Nostra Signora del S.Cuore di Gesù. Tale devozione era nata a Issoudun, in Francia, a metà di quel secolo, e si era largamente diffusa in Europa, e in Italia specialmente a Osimo e a Roma con le Confraternite ad essa intitolate.

Nel 1874 il Vescovo Carsana ne introdusse il culto qui a Como, elevando questa basilica a santuario cittadino di Nostra Signora del S.Cuore di Gesù, che da quel momento fu sempre tanto amata dai comaschi, subito entrati a migliaia nella sua pia Associazione. Tre anni dopo veniva solennemente inaugurata la sua bella statua, in marmo di Carrara, opera dello scultore Bayer; si moltiplicarono negli anni iniziative importanti come l’opera per le vocazioni sacerdotali e missionarie, nel 1925, la Lampada Perpetua, la Messa quotidiana perpetua, fino all’intronizzazione della statua sull’altare maggiore, nel 1920. I vostri avi videro in Lei “l’Avvocata delle cause difficili, la speranza di coloro che disperano”, e si affidarono a Lei con un voto solenne nella prima Guerra mondiale, perché salvasse la città, e proteggesse i soldati, che difendevano la patria al confine. A scioglimento del voto, nel 1919, Como donò una corona d’oro, che Papa Benedetto XV impreziosì con un gioiello di diamanti e pietre preziose, e la sacra immagine fu incoronata dal Beato Cardinale Ferrari, Arcivescovo di Milano, attorniato da decine di Vescovi e sacerdoti, e da una enorme folla di fedeli.

2. Oggi ricordiamo quell’evento solenne. Ringrazio sinceramente il Rev.mo Arciprete per il suo invito. La Basilica-santuario ha sempre avuto un legame strettissimo con i Romani Pontefici e con la Sede di Pietro: fin dall’inizio ricevette particolari favori dai Papi Beato Pio IX e Leone XIII; nel 1941 Pio XII la elevò a Basilica Minore, e nel 2007 il Capitolo Vaticano, a cui ho avuto l’onore di appartenere in quel periodo, l’ha posta “sotto l’ombra di Pietro”, sub umbra Petri, affinché sia un centro di preghiera per il Papa e di diffusione del suo magistero. AI termine della Messa, sarà intitolata all’amato Papa Giovanni Paolo II la nuova piazza antistante la Basilica. Ma c’è di più: per la festa di oggi, Benedetto XVI ha mandato un messaggio, e l’ha accompagnato col dono di una preziosa casula ricamata con l’effigie della Madonna. Sì, carissimi, Como è una perla di bellezze storiche e naturali; ma, di più, è una perla di fede cristiana, per il suo amore alla Chiesa, la fedeltà al Santo Padre, le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa, e soprattutto per l’amore che porta alla “sua” Madonna, qui venerata da intere generazioni.

3. Nostra Signora del Sacro Cuore! Una devozione mariana, che ci fa amare i nostri tesori più cari: il Cuore di Cristo e la nostra Mamma celeste. La liturgia di oggi ce ne fa intuire la ricchezza. Il Vangelo ci ha introdotti nel centro stesso della Redenzione. Gesù, dalla Croce, ci affida a Maria, e dal suo Cuore aperto effonde sul mondo sangue ed acqua. Maria è là, sul Golgota, a ricevere l’estrema eredità del Figlio morente. È  il momento più alto della storia della salvezza. Dio ci ha amati fino a dare il suo Figlio per noi, che eravamo tutti peccatori, come S.Paolo sottolinea in tutte le sue lettere. A fatica, egli dice, si muore per una persona dabbene: per dei malfattori, no. Eppure il Padre celeste, per riconquistarci a sé, non ha esitato a dare il Suo Figlio a morire tra gli spasimi più atroci per rifarci, da nemici, suoi figli. Gesù ha sofferto le pene più grandi, i disprezzi, la sete; accettando l’aceto, che la pietà spietata dei soldati gli offriva, ha accettato una morte straziante. Lo ha fatto perché ci ama. Perché ci ama! Papa Benedetto XVI, qualche mese fa, ha detto che la morte in croce di Gesù è l’atto più grande di amore mai compiuto nel mondo. Di fronte a questo amore morente, davanti a questo cuore squarciato, si comprende quanto Dio ci ama. Il Cuore di Gesù, come lo invochiamo nelle sue litanie, è “fornace ardente d’amore”. Sulla Croce sfolgora soltanto l’amore. Dio ci ha amati con l’amore di un Padre, anzi, con la tenerezza di una “madre”: nella prima lettura, Isaia ha detto che Dio ci tratta come bambini che una mamma attira al suo seno per dar loro il latte, la vita, l’amore; ci porta in braccio e ci accarezza come dei lattanti; ci consola nelle amarezze della vita e ci sazia delle sue consolazioni. Nella seconda lettura San Paolo, nella Lettera ai Galati, ha aggiunto che “Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo, che grida: Abbà, Padre” (GaI, 4,4ss). Questa è la più antica testimonianza del Nuovo Testamento sulla nascita di Gesù: Paolo non fa il nome di Maria, vuole solo ribadire che Cristo è vero uomo, oltre che vero Israelita perché sottoposto alla legge: e come tale ci ha fatti figli di Dio, fratelli suoi, templi dello Spirito, membri della famiglia di Dio.

 

4. E sotto la Croce c’è Maria. Gesù ce la dà come Madre, perché, in Giovanni, vede tutti noi: “Donna, ecco tuo figlio … Ecco tua madre!” (Gv 19,26s). Maria è il tesoro più bello che Gesù ci affida dalla Croce. Gesù muore, ma Ella rimane sul Calvario, vede il soldato che squarcia il cuore del Figlio, ed è la prima a capire il mistero di quel fiotto di sangue e d’acqua, che sgorga per rinnovare il mondo e santificare la Chiesa. Maria è accanto al Cuore di Gesù, Lei sola sa quanto costi quel sangue da Lui versato per noi. E sa quanto costi a Lei stessa, che a Betlemme ha generato Gesù nella luce della Notte Santa, ma ha generato noi nelle tenebre del Calvario. Maria è la nostra Madre, che ci ama perché il suo Figlio ci ha amati per primo. L’ha visto morire per noi. Per una mamma, la morte di un figlio è un dolore che non si cancella più: e anche in Paradiso, pur immersa nella contemplazione del Risorto, Ella non dimentica l’ora di quel parto doloroso. Perciò il suo unico desiderio è che noi ricambiamo l’amore. “Non ti ho amata per scherzo”, disse Gesù a S.Angela da Foligno. Maria sa che Gesù ci ha presi sul serio e ci ama perché ci è Madre. Per questo, come diremo nel Prefazio di questa Messa, “il popolo fedele ricorre con fiducia alla Vergine Maria, nei rischi e nelle ansie della vita, e incessantemente la invoca madre di misericordia e dispensatrice di grazia”. Voi, cari Comaschi, avete sentito accanto a Voi la Vergine del S.Cuore di Gesù nei momenti critici della storia contemporanea; e Le affidate le vostre ansie e le vostre speranze.

 

5. Fratelli e sorelle amatissime! Dobbiamo rispondere a questo amore! Noblesse oblige! Se siamo stati tanto amati da Dio, dobbiamo fare della nostra vita una risposta d’amore. Amore vuole amore! Questa festa sia per voi un ritorno alle sorgenti della fede, con propositi umili e saldi di autentica vita cristiana. Una vita di fedeltà alla legge di quel Dio che ci ama. Una vita di intimità con Gesù nell’ Eucaristia e nella preghiera, fuggendo sempre il peccato che lo offende. Una vita di dedizione anche eroica alla famiglia, nel rispetto della vita che nasce, nell’ attaccamento ai vostri bambini e ai vostri giovani perché crescano negli ideali della bontà, dell’onestà, della purezza. Una vita di amore generoso alla Chiesa. Una vita che sia scuola di vocazioni. Una vita che trovi significato sotto l’ombra di Pietro, unita al Papa per accogliere e diffondere il suo magistero di verità e di carità. Che Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù vi stringa sempre di più a sé, per fare della vostra vita e della vostra città una lode perenne all’amore di Dio.