LA CREAZIONE DEL MONDO E DEI VIVENTI (Gen. 1,1-25)
IL RACCONTO DELLA CREAZIONE NEL SUO CONTESTO STORICO
Il testo di Gen 1 (lo chiameremo d’ora in poi così, per semplicità, anche se il primo racconto della creazione finisce in realtà in 2,4a) è normalmente attribuito all’opera dei sacerdoti ebrei al tempo dell’esilio babilonese. Gli Ebrei, esiliati a Babilonia, cominciano a porsi molte domande: il nostro Dio è ancora capace di salvarci? Forse gli dei di Babilonia sono più potenti del Signore Dio d’Israele? Abbiamo ancora qualche speranza? E, più radicalmente, chi siamo noi? Da dove veniamo? Chi ha creato il mondo sul quale ci troviamo a vivere?
A Babilonia gli Ebrei erano venuti a contatto con le tradizioni religiose di quel popolo e soprattutto del poema di Enuma Elish che raccontava le origini del mondo come il risultato di una lotta tra le divinità maschile e femminile. I sacerdoti ebrei sentono di dover rispondere a questa tradizione religiosa e a questa visione del mondo e creano il racconto nel quale il Dio di Israele agisce da solo e non ha bisogno di combattere contro nessuno per creare il mondo. Così l’uomo viene creato come essere libero e non come schiavo degli dei. Tuttavia gli autori biblici usano lo stesso linguaggio e le stesse immagini di quei racconto mitici che stanno criticando. In questo modo Gen 1 è la prima risposta alle domande che gli ebrei del tempo si ponevano: Gen 1, inserito in un contesto di un popolo oppresso e disperato, diviene una grande sinfonia di gioia e di speranza, la lode a un Dio che è capace di salvare, perché è lo stesso che ha creato il mondo. la sua parola è sempre efficace, perché è la parola che sta alle origini della creazione. Dio ha un progetto positivo sul mondo e sull’uomo, perciò anche per gli esuli esiste una speranza.
1. IL PROLOGO (Gen 1,1-25)
Il primo versetto della Genesi costituisce un vero e proprio titolo per tutto il racconto che segue.
“In principio”: il testo non si interroga su ciò che esisteva alle origini del mondo; si limita ad affermare che, all’inizio sia del tempo che del mondo, c’è Dio.
“Dio creò”: il verbo ebraico ‘bara’ che qui è tradotto con ‘creare’ ha una caratteristica importante; nella bibbia ebraica questo verbo viene sempre utilizzato con Dio come soggetto; solo lui, infatti, è capace di creare. Con questo verbo, inoltre, si indica sempre una novità: la creazione è una realtà nuova che solo Dio è capace di mettere in atto.
“Il cielo e la terra”: cioè l’intero universo.
Nel NT, Giovanni inizierà allo stesso modo il suo vangelo: “In principio era la Parola” (Gv 1,1).
il secondo versetto sorprende il lettore moderno; agli ebrei del tempo, infatti, non era familiare la nostra idea di una creazione fatta dal nulla; la prima volta che nella Bibbia appare tale concezione sarà soltanto nel testo di 2Mac 7,28, che risale alla fine del II sec. a.c. Secondo la tradizione qui riportata, invece, alle origini del mondo vi è una situazione di caos che Dio mette in ordine: vi è una terra vuota e deserta, vi sono, soprattutto, le tenebre. La creazione esce dunque da un caos disordinato sul quale, però, Dio agisce.
“Lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque”: sulle acque del grande abisso primordiale ‘vola’ il soffio divino, il suo spirito; qui non si tratta ancora dello Spirito santo inteso come la persona della quale ci parlerà il NT; lo ‘spirito’ è piuttosto la forza, l’attività divina che si prende cura del mondo. Se Dio toglie il suo spirito, il mondo può ripiombare nel caos dal quale è uscito (Sal 104-29-30), come avverrà nel racconto del diluvio.
2. DAL PRIMO AL TERZO GIORNO (Gen 1,3-13)
Il primo atto della creazione è la luce, che viene separata dalle tenebre. Senza la luce il giorno e la notte non sono possibili; non dimentichiamo che per il mondo del tempo, il sole e la luna sono considerate soltanto come lampade che brillano di luce riflessa. Potremmo dire, così, che la prima opera della creazione è il tempo, la storia, nella quale scorrerà poi la vita del mondo e dell’uomo.
Già nella creazione della luce emergono temi importanti: il ruolo creatore della parola di Dio, l’alternarsi del giorno e della notte e infine la lode divina per le sue opere:
“e Dio vide che era cosa buona e bella”. Quest’ultima frase è per noi particolarmente importante: il testo ebraico dice infatti “tôb”: questa parola ebraica può significare allo stesso tempo sia “buono” sia “bello”. La creazione appare così come realtà da ammirare non solo per la sua bontà, ma anche per la sua bellezza.
Il ritornello, ripetuto per cinque volte nel racconto di Gen 1 (E Dio vide…), ci porta ad ascoltare questo testo come un grande inno rivolto a Dio per la bellezza delle sue opere e per la bontà sostanziale del mondo (contro ogni visione pessimistica e negativa della realtà). Gen 1 invita gli uomini a contemplare il creato con uno sguardo di ammirazione e di lode, con lo stupore di chi riconosce qualcosa di meraviglioso che gli è stato donato. Si leggano insieme al testo di Gen 1 altri passi biblici che possono aiutare a vivere questo atteggiamento: Sal 19, 2-4; Sal 104; Sap 13, 1-9; Rom 1,20. In questi due ultimi passi è chiaro come la bellezza della creazione sia una via per arrivare alla contemplazione e alla scoperta di Dio.
Nel secondo giorno della creazione avviene un nuovo atto di separazione; il firmamento è immaginato come una volta celeste a forma di cupola che serve a separare le acque del cielo da quelle dell’oceano e preservare così la terra dall’essere sommersa. Separando la luce dalle tenebre e le acque dalla terra, Dio ordina il caos primordiale e compie così un primo atto di liberazione: il creato è preservato dalla distruzione e, per opera di Dio, è chiamato ad affacciarsi alla vita. Le tenebre, tuttavia, continuano ad esistere, né si dice che esse siano ‘buone’; il mondo conserva la possibilità di ritornare nel caos dal quale è uscito.
Nel terzo giorno, un’ulteriore opera di separazione, il limite imposto al mare, perché non invada la terraferma. Il mare è sentito dagli ebrei come una potenza ostile e il fatto che Dio lo controlli è un altro segno del suo amore per gli uomini (si legga il testo di Gb 38,8-11). In questo modo il terreno può produrre le piante; si noti come i vv. 11-12 non dicano che Dio ha creato direttamente le piante, ma che la terra ha in sé il potere di farlo; le realtà terrene godono, infatti, dell’autonomia che lo stesso creatore ha dato loro.
3. DAL QUARTO ALL’INIZIO DEL SESTO GIORNO (Gen 1 14,25)
Nel quarto giorno Dio crea gli ornamenti per le realtà già formate; così nel firmamento vengono collocati gli astri, sole, luna e stelle, che, tuttavia, non sono qui chiamati per nome. Il testo, infatti, risente della polemica del tempo con i culti astrali: sole e luna, che per molti popoli vicini erano divinità da adorare, qui sono ridotte al rango di pure e semplici lampade che brillano di luce riflessa; la luce, infatti, è stata creata il primo giorno indipendentemente dagli astri.
Il testo genesiaco ci ricorda come la funzione degli astri non sia soltanto quella di far luce, ma anche di governare o regolare i tempi e le stagioni. La posizione degli astri, infatti, determina il ciclo liturgico ebraico. Al ritmo degli astri creati da Dio è così legata la possibilità del culto reso a lui: è come se il culto e la preghiera fossero già stati previsti da Dio al momento stesso della creazione.
Nella creazione dei primi viventi (quinto giorno) i pesci e gli uccelli, appare per la prima volta il verbo ‘benedire’ che ricorrerà altre due volte nel testo; la vita nasce così sotto il segno del favore divino.
Tutti gli animali, compresi quelli terrestri creati all’alba del sesto giorno, fanno parte di un progetto divino sul mondo. Notiamo la presenza dei ‘mostri marini’, quegli animali mitologici della cui esistenza il mondo antico non dubitava affatto, ma anche qui sono ridotti al rango di semplici creature.
PER APPROFONDIRE
L’idea della benedizione è molto importante nella Scrittura e nella vita di ogni ebreo. La benedizione non è un gesto magico, ma è una parola efficace che stabilisce una corrente di vita tra chi benedice e chi è benedetto. Cosi Dio benedice la terra e l’intera creazione (Gen 1) e poi benedice Abramo (Gen 12,1-3); la benedizione diviene in tal modo una delle chiavi per capire l’intera storia dell’umanità e d’Israele. Segnata dalla benedizione divina, tale storia si sviluppa sotto la luce della vita che Dio concede al mondo e al suo popolo.
Nella Scrittura, non solo Dio benedice l’uomo, ma anche l’uomo può benedire Dio, come avviene spesso nei Salmi (Sal 103,1-5) e ancora, più volte, nel Nuovo Testamento; la maggior parte delle preghiere ebraiche iniziano con una benedizione rivolta a Dio. La benedizione data dall’uomo a Dio è il segno che l’uomo riconosce come tutto viene dal Signore; benedire Dio, da parte dell’uomo, significa comprendere che la nostra stessa vita è donata da lui e da lui dipende.
Infine, dobbiamo ricordare come l’uomo è in grado benedire altri uomini in nome di Dio (ad esempio il padre può benedire i figli, il sacerdote può benedire i fedeli riuniti nel tempio), ponendoli cosi in contatto con il Signore.
PER RIFLETTERE INSIEME
1 | Gen 1,2 |
“Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Sulle acque che simboleggiano il caos c’è lo spirito che plana leggero. Come è maturata in noi la fede nello Spirito di Dio capace di creare cose nuove? Come ci siamo aperti alla sua azione creatrice nei momenti di incertezza, solitudine, fallimento? |
2 | Gen 1,3 |
Nella narrazione biblica di Gen 1 la creazione avviene per mezzo della parola (per dieci volte si ripete “Dio disse”), cioè con un’espressione che proviene dall’intimo di Dio e dalla sua libera volontà e che è dotata di un’efficacia sovrana, in quanto è capace di realizzare ciò che dice (“Dio disse … e fu … “). In che senso la nostra spiritualità è radicata nella certezza che tutto dipende dalla parola-azione di Dio? Crediamo veramente alla Parola di Dio gratuita ed efficace? Confidiamo nella fecondità della Parola? |
3 | Gen 1,1−2 |
Israele ha maturato l’idea di Dio creatore solo dopo un lungo cammino di fede in lui come liberatore del popolo e signore della storia. Il nostro cammino di scoperta di Dio è stato analogo a quello di Israele oppure il primo annuncio che abbiamo ricevuto è proprio quello del Dio creatore? |
4 | Gen 1,1 |
Nel testo ebraico l’azione creatrice di Dio è descritta con il verbo ‘bara’. Questo verbo può avere come soggetto solo Dio. Nel Primo Testamento esso è usato per indicare non solo la prima creazione (Gen 1,1; Am 4,13; Sal 148,5), ma anche per tutto ciò che Dio compie di assolutamente nuovo per la costituzione del popolo e il ritorno dall’esilio (Is 41,20; 45,8; 48,7). Leggiamo insieme questi testi. |
5 | Gen 1,1−25 |
La scienza e la fede si interessano agli stessi temi, ma secondo prospettive diverse: la scienza si interessa del “come” dati fenomeni accadano o siano accaduti, la fede al senso e al “perché”. Pensiamo che ci sia opposizione tra le due? Pensiamo che la ricerca scientifica sia un ostacolo per la vita di fede o viceversa che la fede limiti la scienza? Siamo d’accordo con l’affermazione di L. Wittgenstein “Noi sentiamo che, anche dopo che tutte le proposizioni e domande scientifiche hanno avuto una risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati”? |
6 | Gen 1,1−25 |
L’evoluzionismo darwiniano e la teoria del big bang hanno costituito nel passato una sfida per la dottrina della chiesa. Oggi tali ipotesi scientifiche sono comunemente accettate e nessuno legge più letteralmente il testo di Gen 1, ma si coglie in esso una storia di salvezza. Per alcuni però armonizzare teorie scientifiche e racconto della creazione presenta alcune difficoltà. Quali? Sarebbe più rassicurante sapere con certezza come si è formato il mondo? |
7 | Gen 1,3−25 |
II creato è casa di Dio, primo tempio, in cui si manifesta l’azione divina. La vita divina in mezzo al creato deve essere una liturgia continua, un rendimento di grazie attraverso il tempo. Troviamo il tempo nella nostra giornata per lodare Dio per tutte le sue creature? Rileggiamo insieme le parole del Cantico delle creature di san Francesco e riflettiamo sull’esperienza religiosa che si percepisce in queste parole. |
8 | Gen 13.9.12.18.21.25 |
“Dio vide che era cosa bella”. La creazione non è solo atto di potenza, ma anche di bellezza e armonia. Molti hanno un’idea distorta della bellezza, soprattutto perché danno importanza soprattutto all’apparenza, all’esteriorità. Il protagonista de L’idiota di Dostoevskij, principe Myskin, afferma che a salvare il mondo sarà la bellezza. Alla domanda di quale bellezza si tratti, il principe Myskin non risponde esplicitamente, ma il suo atteggiamento di compassione amorevole, di commozione per le miserie altrui e di fiducia illimitata nella bontà delle persone fa arguire che egli pensa che la bellezza che salverà il mondo sia l’amore che condivide il dolore. Il termine ebraico tob, usato in Gen 1, d’altronde indica tanto “bello”, quanto “buono”. Cosa pensiamo di questa convinzione? Quali testimonianze di bellezza-bontà possiamo indicare? |
Cfr. anche Catechismo degli Adulti La verità vi farà liberi ai numeri:
358-364 la creazione; 1140-1142 rispetto dell’ambiente ed ecologia.
PER LA PREGHIERA
Salmo 148
Rit. : Lodate, lodate lodate il Signore,
Cantate, cantate, cantate al suo nome.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo voi tutti, suoi angeli,
lodatelo voi tutte sue schiere.Lodatelo, sole e luna,
lodatelo voi tutte, fulgide stelle.
Lodatelo, cieli dei cieli,
voi acque al di sopra dei cieli.Lodino tutti il nome del Signore,
perché egli disse e furono creati.
Li ha stabiliti per sempre,
ha posto una legge che non passa.Lodate il Signore dalla terra,
mostri marini e voi tutti, abissi,
fuoco e grandine, neve e nebbia,
vento di bufera che obbedisce alla sua parola,monti e voi tutte colline,
alberi da frutto e tutti voi, cedri,
voi, fiere e tutte le bestie,
rettili e uccelli alati.I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le fanciulle,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore:perché solo il suo nome è sublime,
la sua gloria risplende nella terra e nei cieli.
Egli ha sollevato la potenza del suo popolo.
E’ canto di lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli di Israele, popolo che egli ama.
“Ciò che di Dio si può conoscere è manifesto, perchè Dio stesso lo ha manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Rm 1,19-20).
Ogni creatura ci parla del Creatore e ci rivela il suo volto. Attraverso la natura leggiamo il libro di Dio e lodiamo ogni nostra scoperta di Lui.