13 novembre 2015: Perché?

altEra un tranquillo venerdì sera come tanti, a Parigi. Molti giovani avevano deciso di andare a cena fuori, di trascorrere una piacevole serata autunnale con i loro amici. Ma non sapevano, mentre salutavano i loro genitori e si infilavano i cappotti, che quella sarebbe stata la loro ultima uscita. Sono morti in 129, uccisi in diversi attentati simultanei rivendicati dall’Isis, giovani la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nei luoghi pubblici presi di mira. Da quel giorno, un’ombra di muto terrore è calata su tutto l’Occidente, per una settimana tutti i mass-media hanno parlato dell’accaduto. E ora il tema Isis rimane come sottofondo “nero” dietro ad altri fatti di cronaca.

Noi ragazzi dell’oratorio ci siamo trovati per il nostro incontro la settimana successiva all’attentato, ed è stato inevitabile che ne parlassimo.

Eravamo tutti colpiti da quello che era successo, intontiti da tutte le notizie che si erano riversate su di noi attraverso i televisori e i social. Abbiamo cercato di incollare le diverse informazioni in nostro possesso: cos’è l’Isis, perché agisce, cosa vuole da noi, quali mezzi usa, che cosa c’entra l’Islam con tutto ciò… Ci siamo accorti di quanto complicato sia discutere di questa questione senza cadere in falsi preconcetti. Ci siamo scontrati soprattutto sulle modalità con le quali lo “Stato Islamico” vada combattuto, rendendoci conto che le armi sono solo una soluzione momentanea al problema, perché la violenza in risposta ad altra violenza non genera mai pace.

D’altro canto però, non si può fingere che il problema non esista. L’Isis c’è e si fa sempre più forte, cresce e si nutre delle nostre paure: più noi temiamo, più si fa potente. Più noi cerchiamo di dimenticarci della sua esistenza, più ci rendiamo vulnerabili, perché senza la coscienza di un problema non potremo mai risolverlo. Per questo come gruppo giovanile abbiamo deciso insieme alle nostre educatrici di ritagliare degli spazi durante le nostre riunioni per parlare dei fatti di attualità. Solo attraverso la consapevolezza e la conoscenza di cosa sia davvero l’Isis e di quali siano le sue cause possiamo riuscire a comprendere l’instabilità attuale della zona del Medio Oriente e a parlarne coscienziosamente, senza essere influenzati da ciò che i mezzi di comunicazione vogliono farci credere. Solo cercando una soluzione uniti, noi, il futuro del pianeta, possiamo riuscire a sconfiggere un nemico così grande come l’Isis e a correggere l’idea sbagliata che i terroristi islamici vogliono imporci di Dio, nel nome del quale dicono di combattere: un Dio che chiede ai suoi eletti di morire, uccidendo coloro che non credono il lui.

Tindara Scirocco